martedì 7 gennaio 2014

Fußball Total 18° edizione!

Fußball Total!
Rubrica settimanale sul calcio di massima serie tedesco ed italiano
N°18 - Gennaio 2014
Con la collaborazione di Michele Sensini, Emiliano di Calogero, Gianluca Danese, Marco Cadin, Fabio Pierboni e del sottoscritto David Rodinó


A Tutta Serie A
di Marco Cadin

Foto ripresa da: http://www.philly.com


E’difficile ritenere che domenica sera non sia conclusa la corsa scudetto, non tanto per gli otto punti che dividono la Juventus dalla Roma o i dieci dal Napoli, bensì per le lacune tecniche, tattiche e caratteriali delle inseguitrici della capolista. I giallorossi hanno totalizzato solo 11 punti nelle ultime otto gare, pochino per i sogni di gloria. La rosa non è adeguata ai grandi traguardi, Nainggolan potrebbe essere un primo mattone di un rafforzamento, a patto che non si prenda con una mano per cedere con l’altra. I partenopei hanno tre punti in più dell’anno scorso, ma il divario con i bianconeri si è ampliato di due punti. Benitez non è riuscito a dare equilibrio alla squadra, questa è la sua sfida per il nuovo anno. La Juventus è una macchina ben oliata, che non fa altro che confermare il pronostico d’inizio stagione. Almeno in Italia…. In compenso, Napoli e Roma possono tirare un feroce sospiro di sollievo: la Fiorentina, senza Rossi, appare meno pericolosa.

Chievo-Cagliari si è terminata sullo zero a zero e non poteva essere altrimenti. Partita noiosissima, la scarsa combattività delle due squadre è stata quantomeno sospetta. Elencare le occasioni del match equivale a eseguire un inutile esercizio retorico. Unico evento da rimarcare è stato il rigore concesso ai sardi al 65º e sparato alle stelle da Pinilla. I fischi del Bentegodi sono stati sin troppo gentili, rispetto ad uno spettacolo tanto deprimente.

La Fiorentina vince il derby toscano, battendo 1-0 il Livorno. Partita deludente, in cui gli amaranto avrebbero meritato quantomeno il pareggio. Al 23º, Cuadrado stoppa male una palla proveniente dal triangolo con Ilicic e manca il goal del vantaggio. Al 32º, Rossi conclude  sull'esterno della rete una combinazione con Valero. Nel secondo tempo, Bardi si rende protagonista di due salvataggi miracolosi sul tiro di Cuadrado (52º) e sul tacco ravvicinato di Vargas (62º). L'esito di due colpi di testa cambia il risultato, quello di Mbaye si stampa sulla traversa, mentre quello di Rodriguez si infila alle spalle di Bardi (67º). Al 77º, Paulinho è solo davanti a Neto, ma non riesce ad insaccare. La Fiorentina coglie altri importanti tre punti, ma il brutto infortunio al martoriato ginocchio destro di Rossi fa tremare i viola.

La Juventus batte 3-0 la Roma, nella sfida più attesa del girone d'andata. La partita inizia con i padroni di casa attendisti e gli ospiti intraprendenti, al punto di sfiorare il vantaggio con un assist di Totti per Ljajc, non sfruttata al meglio dal giovane serbo (7º). Al primo affondo la Juve sblocca il punteggio (17º): prezioso assist di Tevez per Vidal, che nell'area piccola batte De Sanctis sul primo palo. La Roma non demorde, ma a parte un paio di deboli conclusioni di Pjanic, Buffon non ha grattacapi. L'avvio di ripresa è una doccia gelata per i capitolini, Bonucci devia in rete un cross su punizione di Pirlo. La Roma è svuotata psicologicamente, De Rossi si fa espellere per una sconsiderata forbice su Chiellini (74º). Due minuti dopo, Castan commette un fallo di mano sulla linea di porta, rimediando rigore ed espulsione. Nell'occasione, le spinte di Llorente e Chiellini non erano innocenti, ma il fallo di mano è stato palese. Vucinic, subentrato allo stirato Tevez, realizza il definito 3-0 trasformando il penalty. La Juventus ha vinto nel modo in cui lo fanno le grandi squadre, traendo il massimo dalle poche occasioni occorse. Al contrario, la Roma ha mancato il salto di qualità mostrando inusuali dimenticanze difensive e una marcata carenza caratteriale dei suoi leader. La Roma del terzo scudetto seppe recuperare due goal di svantaggio a Torino, questa non è ancora pronta per certi slanci. L'espulsione di De Rossi è la fotografia dell'immaturità giallorossa.

Il Napoli s’impone sulla Sampdoria con un secco 2-0. I campani impongono subito il loro ritmo, andando vicini alla segnatura con un dribbling secco e tiro immediato di Martens, ben bloccato da Da Costa. All’11°, Higuain colpisce al volo a due metri dalla porta, ma per sua sfortuna centra in pieno il portiere avversario. La partita si blocca solo nella ripresa, quando Mertens colpisce al volo un cross basso e veloce di Higuain (53°). Il belga raddoppia nove minuti dopo su calcio di punizione, coronando nel modo migliore una prestazione da incorniciare. Tra le due reti partenopee va segnalata una traversa colpita da Gabbiadini con un gran tiro dalla distanza, che poteva cambiare il volto della partita. I padroni di casa hanno saputo sfruttare una delle tante frecce al loro arco, almeno per quel che concerne il pacchetto offensivo.

Il Milan inizia l’anno con un successo, superando 3-0 l’Atalanta. E’stata la giornata di due uomini: Kaka e Cristante. Il brasiliano ha realizzato le prime due reti, superando il traguardo delle cento reti in maglia rossonera. Al 35°, Kaka ha ricevuto palla nella parte sinistra dell’area bergamasca, insaccando con un preciso piatto destro. Raddoppio al 55°, un cross basso di Balotelli è goffamente controllato da Robinho, che involontariamente offre a Kaka il più facile degli assist a un metro dalla linea. Il baby Cristante si è messo in luce per una prestazione di personalità, impreziosita dalla traversa colpita al 13° (tiro di prima intenzione) e dal terzo goal rossonero al 67° (millimetrico destro rasoterra dal limite). Buon Milan, ma l’Atalanta era nella versione piccola da trasferta.

Nel derby del nordest vince il Verona per 3-1, in trasferta ad Udine. Toni sblocca la gara già all’8°, quando s’invola in contropiede e brucia Brkic con un destro rasoterra. L’ex viola raddoppia al 39°, agganciando in spaccata un suggerimento di Romulo. Tre minuti prima dell’intervallo, Pereyra accorcia le distanze con una prodezza: elude l’intervento avversario con un palleggio del piede sinistro e conclude in rete con un destro al volo. Al 69°, Iturbe sciorina le sue doti: ruba palla vicino al fallo laterale, s’invola in area, sposta la sfera a sinistra e conclude sul palo opposto, spiazzando difensori e portiere. Udinese subissata di fischi, ma il Friuli dovrebbe ricordarsi le tante annate sopra le aspettative. Il Verona può contare sul super-Toni, ma anche sulla tanta qualità di Iturbe, Jorginho e Romulo.

Il Parma batte 3-1 il Torino, conquistando tre punti che la portano a metà classifica. I granata non hanno saputo sfruttare il vantaggio conseguito al 21°, quando Immobile era stato lesto ad insaccare un cross basso di Darmian. Al 34°, Marchionni trova il pareggio con un tiro dal limite, sporcato da Maksimovic. Al 44° rete da incorniciare di Lucarelli, che segna con un tacco al volo alla Mancini. Nell’intervallo deve essere accaduto qualcosa d’indicibile nello spogliatoio degli ospiti, poiché al ritorno in campo Cerci e Immobile non erano presenti. Il Parma realizza il definitivo 3-1, grazie ad un diagonale di sinistro di Amauri. Infine, va segnalata la scelta di Donadoni di far scaldare la panchina a Cassano fino a dieci minuti dal termine: valige pronte?

Tutto facile per il Genoa, che batte 2-0 il Sassuolo nella sfida salvezza. L’arbitro ha facilitato il compito agli uomini di Gasperini, concedendo due rigori per trattenute, che alcune giacchette nere avrebbero tralasciato. Il primo rigore al 25°è stato realizzato da Gilardino, mentre il secondo allo scadere dell’incontro è stato respinto da Pegolo. Tra i due penalty, allo scadere della prima frazione, Bertolacci a raddoppiato con un sinistro al volo che impattava perfettamente il lungo cross di Konatè. Il Sassuolo ha perso lo smalto dell’esordiente ed incassa la quarta sconfitta consecutiva.

Il Catania ritrova fiducia battendo 2-0 il Bologna. Il divario di reti sarebbe potuto essere ancor più evidente, vista la prova incolore degli ospiti. Il ritorno di Lodi ha giovato molto al gioco e all’efficacia delle sortite offensive degli etnei. Il numero dieci ha imbeccato perfettamente Berghessio per il colpo di testa del vantaggio (24°). Nella ripresa, dopo una pericolosa punizione respinta da Curci, Lodi trova la gioia personale realizzando il rigore, concesso per il fallo di mano di Morleo (65°). Si appresta un 2014 di sofferenze per le due formazioni.

La Lazio batte 1-0 l'Inter, in una partita povera di emozioni. Le due squadre si sono controllate senza mordersi per tutto il match, deciso da una prodezza di Klose. Nel primo tempo Luljc ha sfiorato il vantaggio con un'azione rocambolesca, al termine della quale la palla è uscita ad un palmo dal palo. Guarin è stato falciato da Dias, mentre era lanciato a rete, nell'unico pericolo vissuto dai biancocelesti. Nella ripresa, un colpo di testa di Nagatomo è stato il solitario guizzo nerazzurro. A dieci minuti dal termine, Klose ha realizzato il goal partita colpendo al volo un cross a mezza altezza di Candreva. La Lazio ritrova le sue armi migliori: solidità difensiva e goal di Klose. L'Inter è troppo scialba per poter sperare in un terzo posto.


Broccoli strascinati
di Michele Sensini

Foto ripresa da: http://www.salzburg.com

Quel fastidio, latente e sporadico ma pungente, che serpeggiava dal mese di novembre, dal filotto di pareggi che ha seguito la clamorosa cavalcata iniziale, ha preso la forma del dolore vero dopo il tre a zero di Torino. La netta sconfitta sancisce la superiorità degli avversari, più scaltri e smaliziati e, in molte individualità, anche più forti. Brucia, perché è la prima stagionale e arriva contro gli acerrimi nemici, nella partita che hai atteso più a lungo, che ti ha spinto a fantasticare su tutta la gamma matematica dei possibili risultati favorevoli che questa volta sembravano potersi materializzare. Ora il campionato si giocherà soprattutto guardandosi alle spalle, con le dirette concorrenti per l’Europa che si stanno rifacendo sotto e sarà fondamentale capire come reagirà la squadra alla sconfitta. La sensazione è che gli ingredienti per ripartire forte da subito ci siano tutti e, per fugare ogni dubbio, si è fatta sentire la società: l’arrivo del belga pronto all’uso è un segnale forte, qui non si molla niente.

La partita. E’ finita a “broccoli strascinati” – versione romana di “tarallucci e vino” - ma era iniziata nel migliore dei modi, con la Roma a fare la partita e undici juventini senza pressing oltre il centrocampo ad aspettare. Palla sui piedi, però, i giocatori di Garcia non incidono: Gervinho non ha le praterie che immaginava, Ljiajc delude ad ogni pallone che tocca, Totti non ha lo smalto di inizio stagione e nemmeno lo si può pretendere. L’unico pericolo arriva su palla rubata in fase di possesso della Juve, ma lo vanificano Ljiaic e Buffon. La trappola dello scaltro e fortunato Conte, invece, prende forma dopo appena 16 minuti: De Rossi si addormenta in area e Tevez regala a Vidal la palla dell’uno a zero. C’è subito la reazione ma la partita si sposta lentamente verso la Juve che acquista sicurezza e finisce il primo tempo in crescendo. Comincia poi il secondo come meglio non potrebbe, trovando il gol in una situazione studiata anche dai bambini della scuola calcio ma che a Dodò e Castan appare incomprensibile. La reazione della Roma è ancora più sterile di quella del primo tempo e non servono a nulla i cambi di Garcia se non a far offendere Dodò, prontamente redarguito in diretta, e a farci rimpiangere Destro dall’inizio. Arriva poi la beffa che fa da ciliegina per gli amici juventini e per i gufi tutti: doppia espulsione con rigore in due minuti, una novità nel panorama dei finali thriller che ci ha regalato la Roma soprattutto nelle ultime due stagioni. Tra i due episodi, secondo me, è molto più ingenuo quello di Castan, mentre l’intervento di De Rossi è solo in ritardo, al punto che potrebbe sembrare anche eccessivo il rosso diretto. E’ solo una questione di fama ormai, e di sfiga che ha questo povero ragazzo che ha passato le feste ad allenarsi e torna in campo con la peggiore prestazione stagionale.

Gli spalti. Il nuovo stadio ha dato agli juventini qualcosa in più in termini di tifo, anche perché i posti che la società bianconera riserva agli ospiti sono solo tremila e, così, chi viene in trasferta a Torino è spesso destinato a soccombere sugli spalti. Ma gli juventini, si sa, non sono mai stati maestri di tifo e con due curve che si popolano ogni domenica di persone provenienti da tutta Italia, che spesso parlano dialetti incomprensibili tra di loro, non è facile per nessuno. Il risultato è una caciara indistinta che poco ha a che fare con il tifo ed è grasso che cola se questa volta, almeno, gli ospiti dello Stadium riescono ad esporre la coreografia pagata dalla società. Due mesi fa, in Champions contro il Real, non ci riuscirono e il risultato fu esilarante. Freschi della lezione di tifo cui hanno assistito in Coppa Italia per opera dei tifosi avellinesi, gli juventini ripropongono, con risultati differenti, la sciarpata 'campania style' che evidentemente ha fatto breccia nel loro cuore.
Per oltre un'ora, finché la Roma è stata in partita, i romanisti si fanno sentire più volte nonostante la netta inferiorità numerica. Le bandiere, invece, restano a sventolare per tutta la partita colorando uno spicchio dell'impianto che salta agli occhi in mezzo a tanto mestizia. A fine partita, nonostante la brutta sconfitta, i tifosi chiamano e i giocatori vanno a ringraziare. Un altro segnale: ripartire come prima, subito!

WATER KLOSE
di Gianluca Danese

Foto ripresa da: http://www.t-online.de


Un Inter orribile, senza gioco, senza voglia e senza idee perde 1-0 all' Olimpico contro un altrettanto orribile Lazio in una brutta partita, noiosa, spezzettata e giocata male da entrambe le squadre.

Gioco corale pressoché nullo, improvvisazione, giocatori scarsi, passaggi semplici e stop sbagliati, lanci per nessuno... un campionario di orrori che dà il senso del livello del calcio in Italia.
La decide klose all'81' dopo che l'ennesimo errore in disimpegno (stavolta ancora Nagatomo) permette a Candreva di mettere in mezzo dove Klose marcato malissimo dal sempre più scarso Ranocchia spara al volo verso la porta di  Handanovic.
In mezzo il nulla.



Mazzarri propone la solita formazione con la triste variante Kuzmanovic. Non c'e' gioco ne' in mezzo ne' sulle fasce, Guarin e Alvarez non incidono e Palacio é abbandonatissimo. Nemmeno i cambi scuotono la squadra: entra Kovacic ma non se ne accorge nessuno, e nemmeno la linea giovane Zanetti-Milito riesce a cambiare l'atteggiamento.


C'e' ancora tanto, troppo da lavorare ma se il materiale é questo difficilmente riusciremo a vedere qualcosa di buono.


Audrey Hepburn, Walter Mazzarri e la memoria corta
di Fabio Pierboni

Foto ripresa da: http://www.welt.de


La felicità è costituita da una salute di ferro e da una memoria corta, diceva Audrey Hepburn.
La felicità è ritornare a vincere dimenticando le amarezze d’inizio stagione, lasciandosi alle spalle un tecnico passato alla storia per quel 26 Maggio, riabbracciando quel ragazzaccio tedesco che s’inventa un gol fantastico.
Ma la felicità è anche non pensare alle amnesie di Cavanda, all’ombra di Hernanes, all’ennesimo infortunio di Konko e a un gioco poco brillante, in questo ci aiuta quella memoria corta di cui sembra affetto anche Mazzarri, che deve essere un uomo felice, molto felice.
Il tecnico nerazzurro come sempre giustifica la sconfitta con l’arbitraggio, sostenendo che Diaz andava espulso e che ci fosse un rigore per i suoi, ma dimenticando, come sempre, di citare gli episodi favorevoli alla sua squadra. Dimenticando il fallo di mano volontario di Alvarez che avendo preso un giallo poco più tardi avrebbe finito la partita anzi tempo, così come Guarin.
Lazio e Inter si presentano al match dell’Epifania con l’esigenza di fare punti, reduci entrambe da una fine dell’anno poco entusiasmante. Edy Reja per il suo ritorno si affida alla vecchia guardia con l’unica novità di Berisha tra i pali, in sostituzione di Marchetti infortunatosi in fase di riscaldamento. Walter Mazzarri schiera dal primo minuto Kuzmanovic e si affida al trio offensivo formato da Alvarez, Guarin e Palacio.
Ne viene fuori una partita brutta, con poche emozioni e valanghe di errori da tutte e due le parti. Nel primo tempo meglio la Lazio, che rischia di passare in vantaggio prima con Lulic, il suo pallonetto va fuori di poco, poi con Candreva con un tiro violento dal limite dell’area. Nella ripresa la partita è più equilibrata, la Lazio rischia grosso al 56’ quando Palacio si ritrova la porta spalancata e solo una portentosa scivolata di Biava evita il gol, qualche minuto più tardi è Juan Jesus a imitare l’avversario chiudendo su Candreva servito molto bene da Hernanes. La Lazio passa in vantaggio all’81’, Cavanda scende sulla destra appoggiando su Candreva che evita un avversario e va al cross, al centro dell’area nerazzurra Klose ruba il tempo a Ranocchia e batte Handanovic con una girata al volo. L’Inter non riesce a reagire e rischia di capitolare per la seconda volta all’ultimo minuto, Klose ruba palla a Juan Jesus e si lancia verso la porta, il difensore brasiliano riesce a rimediare all’errore respingendo in scivolata il tiro del tedesco. La partita si chiude qui, Reja può alzare le braccia al cielo e Mazzarri può cominciare il pianto davanti alle telecamere. La Lazio non ha certo risolto i problemi di questo campionato e le lacune sembrano le stesse di qualche settimana fa, ma una vittoria è il modo migliore per ricominciare, l’Inter è una squadra assemblata male, la scelta di Kuzmanovic dal primo minuto non è sembrata la migliore, Ranocchia è lento e macchinoso, Rolando e Juan Jesus alternano ottime cose a leggerezze imperdonabili, il centrocampo non può essere tenuto in piedi solo da Cambiasso e Palacio sembra troppo isolato in attacco, insomma per il tecnico livornese c’è ancora molto da lavorare.

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